A lezione con Zarko
«Mettetevi così, nei trafòri». «Facciamo: ras, dva ras, dva…». «Corpo vuole avere verticalità». Così Zarko ammonisce, indirizza e corregge attingendo al suo repertorio di espressioni, profondamente familiari a tutti coloro che hanno frequentato le sale dell’Accademia negli ultimi decenni.
Mi capita di accompagnare la lezione di repertorio degli allievi maschi che, di questi tempi, studiano la Variazione maschile da Giselle, I atto, I contadini.
Attacco i primi quattro accordi:
«TUF, TIF, TUF, TIF…»
(…Tuf?). «Oh…scusiscusi, era inserito il pedale della sordina…scusi…rifacciamo…».
Sguardo obliquo di Zarko. Si rifà.
«RE LA RE LA…»
«Sttt!».
Mi blocco all’istante.
«Cretino! Sei in ritardo! Segui musica. Musica ti dice come danzare…».
«RE LA RE LA…»
«Sttt!».
Mi interrompo.
«Idiota! Tu non ballerai mai. Braccia su…e corpo deve avere verticalità…».
«RE LA RE LA…»
«Sttt!».
Subito ferma.
«Un altro! Tu vai a studiare…».
Il ragazzo se ne va, senza mostrare un particolare turbamento.
Dopo che ognuno di loro ha provato ad eseguire la variazione con esito simile, segue un esercizio, punitivo, di Pas de bourrée en suivi, lentissimo e scandito: una dozzina di giovanotti tutti su un’unica fila, più volte per l’intera lunghezza della sala. «Voi pensate che la danza è solo pirouettes e tour en l’air…».
Infine l’ora è giunta, prende cappotto e occhiali. «…E cambiatevi le magliette! Se nò prendete freddo e vi ammalate! …E lavatevi sotto le ascelle…!». Adesso però sta un po’ ridendo, e così tutti. Allora cerca il mio sguardo prima di uscire dalla sala. Mi sorride, e ci salutiamo…
Direi che non ci sono commenti all’altezza del comportamento di “GRANDE MAESTRO SLAVO”!!!! una volta tanto tempo fa, GRANDE MAESTRO RUSSO disse a una malcapitata: “tua gamba come coda cane!” La poverina non l’ho più vista… e con questo, Buon Natale Tania! monica
Cara Monica, devo averla già sentita anch’io quell’espressione…ma tutti dicono che un tempo era molto peggio di oggi. Mah…
Che sia un buon natale anche per te, Monica! Ciao!
Ma davvero c’è qualcuno che paga per farsi insultare? Che tristezza…
Diciamo che per molti il fatto di poter studiare in un’istituzione “prestigiosa” … vale il prezzo degli insulti. Il peggio è che ci si abitua anche a questo e, sentendosi non realmente sottomessi a un certo regime, ci si illude di poterlo essere solo “temporaneamente” o apparentemente. In realtà, trattandosi di un periodo di formazione, tutte queste cose ti segnano in un senso o nell’altro. Lo si vede nel modo di fare degli allievi appena diplomati, e anche in alcune insegnanti che hanno fatto quello stesso percorso.
Io di danza non capisco nulla, ma vorrei dire una cosa, in generale: non credo che “demolire” psicologicamente un allievo possa renderlo migliore. Credo anzi che sia psicologicamente sbagliato, e antiquato. Su questo ho avuto discussioni con diversi fautori della “stronzaggine pedagogica” come produttrice di grandi talenti. Io non ci credo. Credo che ad esempio i risultati (inarrivabili) della danza russa siano il risultato di qualcos’altro, e che siano costati (e costino ancora) troppo in termini di altre cose.
Ma ripeto, non ne capisco nulla.
Piuttosto: Buon Natale!
Ma io sono d’accordissimo con te, cara Arte! Non so come mai, ma l’ambiente della danza classica è quello che più di tanti altri è rimasto legato a gesti cerimoniosi, metodi ottocenteschi e anche ad una concezione antiquata della “disciplina”. In alcune scuole (non ovunque, naturalmente) si fa proprio fatica a staccarsi da tutto questo. E’ pur vero che il danzatore deve imparare una seria autodisciplina per saper gestire, nella propria vita professionale, la fatica, e il riposo, e tutti i sacrifici che richiede al suo corpo. Il percorso di formazione dovrà essere una crescita armonica però: anche intellettuale, anche psicologica, anche umana, se no…!
Cara Arte anche a te un buon Natale!