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Post al vetriolo

24 febbraio 2013

U. Boccioni, Rissa in galleriaHo deciso di scrivere un post micidiale, come si suol dire al vetriolo, dapprima pensando vigliaccamente di mascherarlo da post ironico e leggiero, infine optando per lasciarlo così com’è, tagliente e infido (e lungo).

Ordunque, la riforma Berlinguer ha stabilito che il massimo titolo di studio in ambito artistico (arte, musica, danza) rilasciato in Italia abbia lo stesso valore dei titoli analoghi rilasciati nel resto dell’UE. In tal modo gli Istituti d’arte, musica e danza sono diventati pari a delle università, perchè rilasciano lauree di primo e secondo livello secondo il sistema europeo dei crediti.

Musica e danza, tuttavia, sono percorsi che si intraprendono da giovanissimi: tradizionalmente l’ammissione negli istituti avviene dagli undici anni d’età. La riforma ha stabilito, in via teorica, che la formazione di base non sia più appannaggio (competenza?) degli istituti AFAM. Il che sorprende, se ci si pensa bene (almeno, sorprende me, che in questo frangente mi riconosco un po’ retrograda, avversa alle riforme e attaccata al vecchio): è profonda la dicotomia tra le due figure, quella del docente che forgia corpi e menti ancora non formate e quella del professore che perfeziona corpi e menti già formate.

Così, i docenti (insegnanti e pianisti) dell’AND sono stati promossi. Alcuni sostengono di essersi stufati di insegnare ai giovanissimi, e di essere, dopo 30 anni o giù di lì, ormai maturi per formare i professionisti. E agiscono correttamente: è la riforma che glielo consente, anzi, glielo impone.

Naturalmente, certi hanno i numeri per farlo. C’è chi ha alle spalle un egregio curriculum di danzatore professionista e di primo ballerino, chi si è perfezionato come insegnante e a sua volta ha continuato a studiare, chi tiene stages e seminari in Italia e all’estero.

Altri non ce li hanno. Ci sono alcuni insegnanti che non sono mai stati ballerini professionisti né si sono mai aggiornati né hanno mai insegnato al di fuori dell’AND, e pianisti che non hanno mai accompagnato la danza al di fuori da lì né si sono mai interessati di come si possa svolgere la loro professione nei teatri e nelle istituzioni europee di…alta cultura.

Altri ancora ce li hanno, ma preferirebbero continuare ad insegnare ai giovanissimi, perchè l’hanno sempre fatto ed è la loro vocazione.

Infine, c’è un manipolo di individui (e sembra incredibile, ma sono tra quelli che fanno la voce più grossa) che non amano il proprio lavoro, non lo hanno mai saputo fare bene e da tempo affermano il proprio diritto  di fare altro, cioè di insegnare altro o di non suonare più per la danza, per sedersi dietro una scrivania (qualcuno c’è già riuscito) o per fare qualunque altra cosa che non sia il lavoro per il quale hanno firmato un contratto 30 anni fa e per il quale vengono regolarmente pagati dallo stato italiano; vogliono riconvertirsi, riciclarsi, altrimenti continueranno a collezionare mesi ed anni di assenza per esaurimento nervoso. Dodici (12) ore di lavoro alla settimana sono dure da sostenere, per così tanti anni.

[Impossibile farla breve].

Oggi, da quasi tre mesi, gli studenti dei corsi universitari sono in una fase di protesta. Qualcuno dice che sono pilotati da alcuni docenti infidi e spinti dalle proprie ambizioni ed interessi personali, ed io penso che certamente alcuni docenti stiano cavalcando l’onda per ottenere soddisfazione all’interno di lotte intestine di vecchia data, ma comunque, attraverso documenti prolissi, mal scritti e scorretti sotto diversi punti di vista (strategico, politico, etico, ortografico), gli studenti sono arrivati da soli ai canali d’informazione e sempre più spesso i quotidiani riportano lo stato della loro protesta.

Nell’agone lo scontro si è acutizzato sempre più: oggi gli studenti (?) chiedono le dimissioni del Direttore, benchè io non credo che si possa imputare la situazione generale di decadenza, dalla pulizia dei bagni alla didattica, soltanto al Direttore. Ultimamente gli studenti scrivono al ministro e ai giornalisti per avvisarli di qualunque loro richiesta disattesa (“la dir. non ha firmato il regolamento!” ” la dir. non ha avvisato il tale che la scuola era chiusa!”).

Alle voci degli studenti si sono unite anche quelle di molti docenti. In quarantasette (47) hanno sottoscritto un documento in cui si richiedeva un nuovo direttore attraverso la pratica, abbastanza diffusa tutto sommato, dell’elezione democratica. Sono anch’io tra i 47, per due motivi. Uno è che la nomina per chiara fama mi piacerebbe per una persona davvero super partes… altrimenti, meglio adottare il sistema elettorale. L’altro è che non ho mai condiviso le scelte artistiche dell’attuale direzione, specialmente il denaro sonante speso per i maestri ospiti. Ma, come anticipavo sopra, non credo che la Direzione sia responsabile della decadenza di quest’istituzione. In parte, sì. La gestione “centralistica”, ad esempio, nella gestione dei licei coreutici, ha esasperato la situazione. Per il resto… i problemi sono altrove. (Per la cronaca, anche lo scontro tra la direzione e i docenti si è acuito: i quarantasette hanno ricevuto una lettera di richiamo, nella quale sono tutti accusati di comportamento diffamatorio per aver sottoscritto il documento di cui sopra).

L’avrete capito, quello che mi irrita profondamente è l’autoreferenzialità. E poi ciò che questa riforma consente ed incoraggia: l’agire indisturbato di chi può permettersi di dire “siamo diventati alta formazione”. Ma può un’istituzione svecchiare se stessa mantenendo tutti i componenti al proprio posto? Può e deve farlo, perchè è statale. Ma un po’ di onestà, no? Ognuno di noi sa che cosa sa fare e che cosa no. Non è solo un’opportunità, ma anche un dovere, la mission di formare i danzatori al massimo livello. E’ un dovere, quindi, offrire un percorso di eccellenza nell’Alta formazione, che dovrebbe avvalersi anche di docenti e coreografi e studiosi ospiti non saltuari, perchè tra i docenti dell’AND le competenze non sono sufficienti.

Qualcuno dice che da tempo i fasti dell’AND sono tramontati, e non ne escono stelle della danza se non i rari talenti citati fino alla nausea. Ma io, dalla mia prospettiva di professionista e precaria, penso che uno dei tarli sia il posto fisso: prima o poi si ammalano quasi tutti, di pigrizia o di ignavia. Tanto che alcuni, chiusi nella dimora dorata dell’Aventino (e lo è veramente), chiusi lì da quando avevano undici anni se si considerano anche gli anni di studi, non sanno più che cosa c’è al di fuori. Troppo comodo sedersi su vetustissimi allori, su regolari stipendi, nella polvere accademica, quando non si ha concorrenza, quando si è “gli unici”, quando non si deve rendere conto della qualità del proprio lavoro, quando la fame di lavoro o l’ambizione di sfondare nel mondo nella danza suggerita da certi programmi televisivi muove torme di giovani dalla scarsa cultura generale verso i titoli “facili” dell’accademia.

L’AND deve ritornare ad essere una scuola selettiva, anche se pubblica. Una scuola statale non può forse essere selettiva, nei limiti della sopravvivenza?  Deve essere esigente con gli allievi (e con gli insegnanti). Deve pretendere un alto livello agli allievi fin dall’ammissione e deve pretendere l’aggiornamento degli insegnanti. Deve laureare solo i meritevoli, senza sconti. I talenti saranno sempre pochissimi, altrimenti non sarebbero talenti.

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Per voi che siete arrivati in fondo a questo post: avete vinto un cane di pezza! Se non specificate nei commenti di che colore lo volete, ve lo mando marrone.

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10 commenti leave one →
  1. monicavannucchi permalink
    26 febbraio 2013 19:58

    io il cane lo vorrei rosso, come il colore di un partito che andava di moda tanto tempo fa 🙂 per il resto: condivido la tua analisi al vetriolo quasi completamente, anche se su un punto vorrei specificare: dal mio osservatorio di questi anni al Miur l’impressione generale è che la riforma abbia fatto più male che bene, ma è stata soprattutto “cavalcata” male da più parti. Cioè da: Quelli che erano frustrati dal non insegnare all’università, che speravano in un salto di livello che non c’è stato (mica ci pagano come i docenti universitari, e questo per me è il discrimine vero) (e perché mai quelle signore si sentivano inferiori insegnando a bambini e ragazzi, compito delicatissimo e illustre e attraverso il quale si forgia la futura classe dirigente, i futuri artisti ecc di un Paese?). Quelli che è meglio che ci dividiamo in due scuole una di classico e una di contemporaneo ( !!in accademia?) così ci dividiamo poteri e budget; quelli che chi se ne importa se la formazione di base la fa qualcun altro ( anche per i Conservatori eh, tanto si può sempre ripiegare sulle lezioni private a carico dei genitori italiani) quelli che discutono da anni ( dal 1999) e non hanno mai letto un decreto, non sanno neanche cosa sia un regolamento, chi lo debba emanare, perché ecc. E così via.
    Insomma dico: forse la riforma è una cattiva riforma, certo l’uso che se ne è fatto fino ad oggi è pessimo, mi sembra un po’ ovunque, dalle accademie ai conservatori e la danza rappresenta il picco dell’iceberg negativo. sarà tutta colpa della dir. (scusate del dir.)? io non credo affatto anche se ha molte responsabilità . auspico come te che le elezioni interne possano essere fatte nel più democratico dei modi, ma non sono fiduciosa. Vedi quelle di ieri dove ci hanno portato.
    Ti abbraccio,m.

    • pioggiadinote permalink*
      27 febbraio 2013 00:26

      Fantastico, bella scelta, avrai il cane rosso e sarà praticamente l’unica cosa rossa che potrai ottenere in Italia, di questi tempi!!
      Riguardo alla riforma ho omesso, alla fine, alcuni miei pensieri, che vanno direi a combaciare con i tuoi. A me pare un delitto delegare a qualcun altro la formazione di base, sia nei conservatori che in accademia di danza. Il nuovo regolamento didattico (la bozza) prevede che i corsi di base (gli 8 anni) restino, in AND, solo per consentire l’allenamento alla didattica dei tirocinanti… Inoltre, è stato concepito un indirizzo unico (NE’ classico NE’ contemporaneo, direi..). A me pare un’agonia, meglio farli morire subito, ‘sti corsi…
      un abbraccio a te.

  2. 26 febbraio 2013 22:00

    Cara Tania,
    molto stimolante il tuo post, come sempre.
    Sulla materia non sapremmo dire – e quindi non diciamo.

    Ho tre appunti da fare:
    1) Quando dici :”L’AND deve ritornare ad essere una scuola selettiva, anche se pubblica”, quel “anche se” non ci è piaciuto proprio.
    2) di vetriolo, nel post, non ce n’è abbastanza
    3) il colore del cane è inessenziale. La vera domanda è: sa danzare?

    • pioggiadinote permalink*
      27 febbraio 2013 00:13

      Hai ragione Venises, ma che roba scrivo? “anche se pubblica”? Mi sa che uno dei nodi sta proprio lì, però, perchè la domanda è “quanto possiamo permetterci di essere selettivi, non avendo che le rette degli studenti, oltre ai sempre più risicati contributi statali…? chi la mantiene tutta questa struttura, e i docenti…?”.
      Il vetriolo un po’ l’ho annacquato, rileggendo: hai ragione anche lì.
      Il cane dimena la coda, saltella e dice bau, quindi praticamente danza! 🙂

  3. monicavannucchi permalink
    27 febbraio 2013 17:38

    poiggia cara, certo non con le rette degli studenti si può mantenere la baracca; l’idea, tanto tempo fa, era che queste scuole statali, cioè danza e teatro, per motivare la propria unicità sul territorio “dovessero” essere di altissima qualità e quindi selettive per natura. quindi era un dovere impegnarsi in quel senso, qualitativo , da parte del corpo docente tutto. E l’idea era, sempre allora, quando nacquero, che formando il meglio ( i migliori attori, registi, danzatori, sui coreografi la vocazione è incerta e docenti) queste istituzioni rappresentassero il fiore all’occhiello della Scuola pubblica italiana. idea non molto condivisa, non molto crociana, non molto chiara, mai. E soprattutto adesso insidiata dalla corsa a ottenere l’equiparazione da parte di molte, ottime ( e sottolineo ottime) scuole private o con fondi regionali e comunali. Ora, io credo, la concorrenza di qualità è sacrosanta e contribuisce a riportare tutti con i piedi per terra. Difendere le roccaforti del privilegio senza sentire più quel dovere morale di dare il meglio, di essere all’altezza, non sta bene, non si fa. eppure…

    • pioggiadinote permalink*
      27 febbraio 2013 23:09

      A me pare che dalle parti dell’AND non ci si ponga proprio il problema della concorrenza: la concorrenza non c’è (ma, come giustamente dici tu, c’è eccome, magari non si vede…), e comunque non rappresenta un problema:il problema è come ricollocarsi in un mondo and-centrico (!), come rimescolare le carte e infine come rimescolare la minestra (il tutto ANCHE dopo l’eventuale rinnovamento della direzione).

  4. monicavannucchi permalink
    28 febbraio 2013 18:15

    ma la concorrenza c’è eccome; basti sapere che la Scala di milano ha già chiesto l’accreditamento negli anni scorsi, è solo questione di tempo. e poi seguiranno anche le compagnie che fanno formazione come l’ATER, che è stato l’unico esempio di questo tipo, in Italia, ecc ecc. Sì comunque hai ragione; semplicemente basterebbe notare che coloro che si scalmanano nei Collegi professori , brillano per assenza nelle platee della danza romana o italiana, e non da oggi.

    • pioggiadinote permalink*
      1 marzo 2013 00:31

      C’è, e se, come dici tu, è pressante, non so come facciano a non preoccuparsene. Per una questione di principio, più che altro; l’istituzione è statale e non si tocca, naturalmente.

  5. Manuela permalink
    3 marzo 2013 19:41

    Ciao Tania,io il cagnolino se è possibile lo vorrei vero …si può???? Al massimo mi accontenterei di un cagnolino”ballerino”.
    A parte gli scherzi ottimo il tuo scritto,peccato rimanga tra queste “quattro mura”.
    Io sono una delle pochissime docenti che non ha firmato la lettera(e ne sono orgogliosa e fermamente convinta) e anche se ti potrà sembrare paradossale,per esattamente le tue stesse ragioni.
    Come tu dici sono una “vecchiarda” dell’And,ma con un trascorso all’esterno che non ho volutamente mai sbandierare,perchè non credo sia il contesto dove doverlo fare.
    La rovina di tutto,come dice la tua amica è stata questa “grande” Riforma” mal gestita dall’alto(e per alto non mi riferisco all’attuale direzione) visto che il progetto partì in anni addietro,e di cui noi docenti non ci siamo mai occupati e quando” lo stato attuativo” ci è piombato sulla testa ce lo siamo tenuti così come era e dove la bassezza culturale di taluni ha anche fatto pensare che era bello poter dire IO SONO UN DOCENTE UNIVERSITARIO. Ma come dici tu può esistere un livello univerisitario dell’arte se non esiste la fonte,l’essenza ovvero sia la giovane età da cui tutto parte(almeno per le attività artistiche)????? Io non ci ho mai creduto in questa riforma che annientava la parte formativa …e a che prezzo???? Credo fermamente e fortemente nella parte”formativa di un istituzione”,e non perchè ho l’ambizione o la presunzione di formare dei grandi danzatori(questo nessuno lo potrà mai sapere),ma perchè la formazione è un percorso che dovrebbe arricchire e stmolare entrambe le parti coinvolte,è un processo in continua evoluzione e discussione e per me “entusiasmaticamente”faticoso. Mi sento quasi umiliata, da dover delegare ad altri tutto questo ben di Dio.
    Concordo, il posto statale invecchia,annoia e probabilmente non da stimoli,eppure per me non è così,io ci credo ogni giorno in ciò che faccio,non capisco perchè gli altri non riescono a trovare spunti per potersi ogni giorno mettere in discussione e da lì ripartire con più entusiasmo.(non è sempre colpa di un direttore se ciò non avviene).
    Facile come dici, addossare colpe ad una direzione,forse non sempre attenta e rispettosa di regole,ma in realtà siamo stati noi i primi colpevoli,quelli delle 12 ore ,spesso anche latitanti che timbrando un cartellino pensano di avere l’arte in pugno e di essere unici indispensabili ed insostituibili, in molti hanno goduto ed approfittato(anche i più insospettabili) di tutto questo totale”lassismo”, che regna ormai da anni , per farsi i propri cavoli\interessi altrove lasciando andare alla deriva ogni cosa,sparando poi a zero su tutti ne su ogni cosa. Guarda la ns amata Italia,va a rotoli,ma tutti insultano le grandi figure dei rotocalchi,ma chi li vota???”Noi quindi anche noi siamo complici e colpevoli.”
    Non voglio enrtare in altri particolari,sarebbe troppo lungo e complesso e per me anche “doloroso”,ma non ho potuto trattenermi dal commentare. Volevo solo aggiungere una cosa,da “vecchiarda” dell’And,una scuola statale Dovrebbe essere selettiva,se la scuola è un percorso di vita,non vedo quale migliore percorso per poter insegnare ai giovani a saper vivere,non è la vita di per se selettiva????Allora perchè non la scuola????? Baci.

    • pioggiadinote permalink*
      3 marzo 2013 23:59
    • Grazie del tuo commento lungo e sentito, Manuela… E’ bello quando scrivi ” perchè la formazione è un percorso che dovrebbe arricchire e stmolare entrambe le parti coinvolte,è un processo in continua evoluzione e discussione e(…) mi sento quasi umiliata, da dover delegare ad altri tutto questo ben di Dio”.
      Se la mia è la prospettiva di una musicista precaria che lavora in and da meno di dieci anni e, nonostante ciò, vivo con preoccupazione (non per il mio futuro…quello sarebbe preoccupante in ogni caso) e talvolta persino con tormento la situazione dell’and, capisco che tu, con tutto ciò che ti lega profondamente a quest’istituzione, non possa che soffrirne, e questo emerge bene da ciò che scrivi. L’entusiasmo e il rigore nel tuo modo di concepire il tuo lavoro, però, non sono sentimenti che appartengono a tutti, da quelle parti. ANche con la mia relativamente breve esperienza vedo bene che, tra i mostri sacri che cavalcano le battaglie interne di questi ultimi anni, ci sono persone che conservano i propri principali interessi assolutamente altrove. Qualcuno mi direbbe, fai i nomi! Ma io non li faccio, tanto che senso ha? Li sanno tutti…dentro e fuori dall’and.

      Allora, i cani sarebbero di pezza, sono sommersa dai cani di pezza, cani di pezza multicolore, per il cane vero… vediamo cosa si può fare…! Baci

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