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Beata mi sento

7 dicembre 2009

Beata mi sento canta la bella ninfa Calisto, prima di ascendere al cielo in forma di costellazione (l’orsa maggiore), dove potrà essere più vicina al suo amante Giove. Sulle struggenti note di una ciaccona, nell’omonima favola pastorale di Francesco Cavalli (La Calisto, 1651), il trionfo di una delle tante amanti di Giove è celebrato in barba agli strali della consorte Giunone, della  cacciatrice Diana (a cui Calisto era stata consacrata) e di ogni altra contendente, terrena o divina (e in barba anche al comune pudore).  Mio foco fatale canta Giove mentre ascende con lei, che da Diana era stata tramutata in un’orsa e che rischiava così la morte, trapassata da una freccia.

Manoscritto del duetto "Mio foco fatale" di F. Cavalli

Mi domando come mai  suonino sempre  tanto emozionanti e trascinanti all’ascolto le composizioni costruite  su basso ostinato, in particolare nella forma di ciaccona o di passacaglia. Direi che la ricorrenza della struttura musicale incanta di per sé, cattura l’attenzione proprio per la sua circolarità e perché le variazioni melodiche, pur semplici,  girano intorno ad un percorso armonico breve e avvincente.  In questo caso al basso abbiamo un tetracordo discendente, la “tonalità” è minore, l’andamento lento ma sostenuto, come se ondeggiasse appena: d’altronde si tratta di una forma di danza, anche se stilizzata .  

Qui il Duetto.

Qui tutta la scena, che si conclude con il duetto.

(Esecuzione del Concerto Vocale diretto da René Jacobs).

Potrei fare decine di esempi musicali, tratti dal repertorio barocco, di pagine straordinarie  costruite su tali semplici strutture. Per rimanere al solo Seicento, ecco due esempi, illuminanti:

Johann Pachelbel Ciaccona in fa minore per Organo  Chaconne in F minor

Henry Purcell Ciaccona in sol minore per 4 violini e basso continuo Chacony for 4 strings in G minor, Z. 730

3 commenti leave one →
  1. 9 dicembre 2009 11:31

    Bellissimo post!
    Io ne farò presto uno – da profana, diciamo da amante profana – sulla Ciaccona di Bach, la sua ultima opera.

    Non conoscevo l’opera di Cavalli, e ti sono grata della segnalazione. Conoscevo però il mito, anche perchè sto rileggendo le Metamorfosi di Ovidio, e mi sto rendendo conto di quanto quel materiale mitologico sia veramente la base di tutto.

    • taniapallabazzer permalink
      9 dicembre 2009 22:14

      …Verissimo, la psiche e tutte le relazioni umane sono raccontate nei miti, e a volte è sorprendente la similitudine con le vicissitudini anche psicologiche che viviamo nella realtà. Dimostrano come i nostri bisogni, le nostre pulsioni siano ancestrali, e che per quanto si possa descrivere la realtà nella sua complessità, tuttavia esistono degli archetipi di comportamento a cui non si sfugge.

      A proposito di relazioni, nell’opera di Cavalli ne succedono di tutti i colori, ancora di più di quanto non racconti il mito…d’altronde erano tempi non facili, e se non ci si divertiva un po’ almeno a teatro…! Quel duetto, comunque, è una pagina mirabile.

    • taniapallabazzer permalink
      9 dicembre 2009 22:17

      …e aspetto il tuo post sulla ciaccona Bachiana!

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