Venere fuori scena
Una delle esperienze di osservazione visuale del cielo che mi hanno più emozionata non è avvenuta con l’ausilio del mio piccolo telescopio, ma ad occhio nudo. La definizione appropriata dell’evento astronomico è occultazione di Venere da parte della Luna.
Verso il crepuscolo di una giornata limpidissima di dicembre, il cielo di un azzurro intenso ospitava la Luna in fase iniziale – una piccola falce – e il pianeta Venere – in realtà anche lui una falce, ma che appariva ad occhio nudo come un punto brillantissimo -; entrambi gli astri abbastanza alti nel cielo e luminosissimi.
Si può immaginare la distesa del cielo come la scena di un teatro dove due personaggi, una pietra preziosa ed una grande falce, sembrano galleggiare. Lo speciale effetto visivo è offerto dalla luna,
apparentemente una falce, in realtà un disco in parte travestito dello stesso colore del cielo. Così Venere avvicinandosi alla falce della Luna sembra andarle incontro, eppure, appena incontrato il lembo del suo disco travestito, comincia a infilarsi dietro l’azzurro come dentro ad una tasca, i raggi brillantissimi vanno a nascondersi in quell’azzurro, sgusciano dietro la quinta del cielo…
…fino a scomparire del tutto, come inghiottiti. Proprio come una pietra preziosa scivolata in una tasca. Per un po’ la Luna resta sola circondata da quell’azzurro,
finché, all’imbrunire, il punto brillante non ricompare, ma dall’altro lato questa volta, quello illuminato…quello non travestito.
Un vero coup de théâtre.
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Avere gli occhi e vedere. Grazie.
Usarli il più possibile, se li abbiamo, per capire e per contemplare quello che ci circonda.
Ma le foto le hai fatte tu? Col tuo telescopio? Ma sono spettacolari!
No Arte, non le ho fatte io, le hanno fatte degli astrofotografi amatoriali. ALcune dovrebbero avere il link al loro interno. Sono meravigliose, sì, però ti assicuro che lo spettacolo visto a occhio nudo quel giorno dalla campagna romana era ancora più sorprendente di quanto riportato da queste immagini.
Il fatto è che siamo (io) talmente abituati a vedere immagini delle cose che non riusciamo più ad osservare i fenomeni stessi. La bellezza viva, non fermata in immagine. È tragico se ci pensi.
Devo imparare a guardare, e ad accettare il fatto che non posso fissare tutto in un’immagine.
E’ un’abitudine anche mia, di tutti noi. L’immagine la puoi chiudere in un cassetto, considerarla tua, illuderti di averla afferrata e di possederla: e ovviamente puoi riguardarla all’infinito. E’ vero che i ricordi “sbiadiscono”… però ogni tanto vale la pena affidare a loro il compito di riportare ai nostri occhi (ai nostri occhi nella mente) gli scenari osservati.
Se ci si pensa…nelle relazioni umane, uno sguardo, un sorriso che ci colpiscono e significano qualcosa per noi, ce li ricordiamo; e non vorremmo certo fissarli in immagini (io non vorrei). Perché non possiamo fare lo stesso con qualunque scena che ci affascina?