Uccellino azzurro
Nel terzo atto de La bella Addormentata di Tschaikovskij/Petipa l’intreccio è ormai risolto: ha luogo infatti la festa di nozze di Aurora e Desiré, protagonisti della ben nota vicenda, tratta dalla omonima fiaba di Charles Perrault. L’azione di fatto si interrompe e ha inizio un divertissement nel quale compaiono i personaggi di altre famose fiabe contenute nella raccolta dei Contes de fées, buona parte delle quali – ma non tutte – sono di Perrault. La coppia di personaggi più affascinante, a mio avviso, a cui è affidato un importante e giustamente famoso episodio del Balletto, è quella dell’ Uccellino azzurro e Florina. La fiaba originaria è intitolata L’oiseau bleu ed è di mano di Madame d’Aulnoy (autrice a sua volta di una interessante raccolta di fiabe): narra del principe Splendido il quale, sotto le sembianze di uccello azzurro, conforta Florina rinchiusa nella torre; ma sarà lei a ritrovarlo, ritornato alle apparenze umane, dopo essersi liberata dalla prigionia.
Nel balletto l’episodio è costituito da un passo a due e dalle singole variazioni dei due protagonisti seguite da una coda di entrambi. La variazione maschile è in un tempo di valzer molto accentato che conferisce particolare slancio al danzatore, i cui salti devono proprio dare l’idea del volo: e io trovo molto poetica quell’apertura accentuata delle braccia – morbide come autentiche ali anche nelle volute potenti dei salti – e lo sguardo del danzatore rivolto verso l’alto, come per sollevare in cielo il principe-uccello verso la torre di Florina. Dal canto suo la coda che segue la variazione femminile è a parer mio deliziosa. Lo è dal punto di vista coreografico per la leggerezza delle movenze, in particolare delle braccia, ma anche per il carattere della partitura di Tschaikovskij, mosso ma leggero, che suona soave come un frullare d’ ali.
Eccola:
Qualcuno può spiegarmi come si fa a danzare così???
Guarda, benché io osservi ogni giorno giovani virgulti crescere e talvolta anche promettere bene, non so come facciano… So che spesso mi immedesimo in loro e vorrei tanto avere quell’elasticità; e poi vorrei saltare così (più come saltano gli uomini in verità) perché è sempre un po’ come volare…
Ho capito soltanto la metà di ciò che hai scritto, e d’altronde non assegno un’importanza univoca ed estrema all’emozione che un’interpretazione mi suscita: ma se un balletto tocca qualche corda anche in una profana, del buono deve avercelo senz’altro.
Certamente, non ci sono parole che possano davvero descrivere la musica (e la danza), mentre invece certi capolavori si distinguono proprio per l’universalità del loro linguaggio.
Sì… certamente (io, più prosaica, mi riferivo proprio ai termini tecnici).