Omaggio alla passacaglia – I
Tempo fa proposi ai miei lettori l’ascolto di alcune ciaccone tratte dal repertorio strumentale e vocale del seicento. Come la ciaccona, anche la passacaglia è in origine una danza popolare ma è stata presto assunta dalla musica colta come forma musicale costruita su una serie di variazioni sopra una linea melodica di ostinato (che può trovarsi al basso oppure in una qualsiasi delle altre voci). Molti tra i più grandi compositori dal seicento in poi hanno utilizzato questa struttura musicale, anche inserendola all’interno di opere molto importanti. Gli esempi musicali che offre il novecento sono mirabili, ed io sono emozionata al pensiero dei tre omaggi che ho programmato… Ecco il primo.
Maurice Ravel, Trio per pianoforte e archi in la minore (1914), terzo tempo: Passacaille.
L’esordio a canone suggerisce il riferimento un genere severo, ma l’entrata carezzevole del violoncello ne addolcisce il sapore aprendo uno scenario imbevuto di tardo romanticismo e impressionismo. Ravel sapeva infatti sfruttare stilemi e strutture melodiche e armoniche della tradizione classica trovando loro una collocazione ideale all’interno del suo linguaggio; le sue idee non rinunciano mai a un’espressività direzionata e a sonorità che, sfruttando ogni strumento al massimo delle sue potenzialità e ricercando costantemente una scrittura di tipo orchestrale, offrono una tavolozza di grande ampiezza, a cui hanno attinto tutti i grandi compositori successivi.
Buon ascolto…
È bellissimo questo trio di Ravel, non lo conoscevo. Sono curiosa di sentire gli altri…
Sì, anche se questa intepretazione è molto “tardoromantica”, lo eseguono un po’ come se fosse Franck, con un vibrato esasperato…
È straordinario: in quel trio hanno tutti i capelli col riporto…
(che irrispettosa, in realtà li invidio perchè a me il vibrato viene malissimo)
🙂
Bé, belli non sono. Sono di quei tipi che si spendono per la musica e l’arte e poi certe altre cose non le curano mica…