Le osterie
14 gennaio 2011
A me piacciono gli anfratti bui
delle osterie dormienti,
dove la gente culmina nell’eccesso del canto,
a me piacciono le cose bestemmiate e leggere,
e i calici di vino profondi,
dove la mente esulta,
livello di magico pensiero.
Troppo sciocco è piangere sopra un amore perduto
malvissuto e scostante,
meglio l’acre vapore del vino
indenne,
meglio l’ubriacatura del genio,
meglio sì meglio
l’indagine sorda delle scorrevolezze di vite;
io amo le osterie
che parlano il linguaggio sottile della lingua di Bacco,
e poi nelle osterie
ci sta il nome di Charles
scritto a caratteri d’oro.
Alda Merini, Poesie (da “Vuoto d’amore”)
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2 commenti
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Bella. Io ogni volta che leggo la Merini (e altri) capisco che non ha senso che io continui a scrivere poesie. Poi mi passa.
Io mi sono un po’ fissata con la Merini, ultimamente. In realtà ho pochissimi veri amori tra i poeti, però quei pochi sono tutti miei prediletti.