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Tifosi

18 giugno 2016

calcio

Il vicino, quello di lato, esce ululando dalla sua abitazione, per affacciarsi sul patio e poi correre in giardino, sempre berciando aaaaoghrrr sìsìsìììììììììììì evvaievvai, con voce cavernicola , dal timbro scuro e roco. Urla come un pazzo, da solo: la Fiorentina ha fatto un goal (la notizia spiega già da sé il motivo per cui esce da solo, ulula da solo: è assolutamente l’unico nel raggio di chilometri). Ci si può domandare perchè esca da casa per manifestare la sua soddisfazione: affinchè lo sappiano tutti, finanche gli dèi…? L’accadimento è, nondimeno, piuttosto raro.

Invece quello di sotto le guarda tutte, le segue tutte: ha una precisa posizione in merito ad ogni partita di calcio, anche tra squadre straniere mai sentite, dove parteggia sempre per una delle due con accorato trasporto. Non riesce mai a vederle con un certo distacco, insomma; non riesce a trovarsi mai al di sopra delle parti; non gli è possibile esprimere dissenso con un sorrisino, uno sbuffo, un’alzata di occhi al cielo, no. In caso di goal, infatti, sbraita urlando, certamente alzandosi se per caso era seduto, vocalizzando e articolando bestemmie; nel vagare per la stanza, molla calci ad oggetti che trova lì per lì, una poltrona, una gamba di tavolo. In caso di disfatta, un goal subìto, un’azione andata male, urla offeso la propria delusione additando l’incapacità del singolo giocatore. Quando si tratta di una partita che coinvolga la Roma, il tutto si amplifica ulteriormente; e si indovina la disfatta dal silenzio tombale che segue l’incontro, piuttosto che la vittoria dallo spalancare le persiane e mandare un garrulo cd di musiche di Venditti. Insomma, è persino prevedibile (perchè molta parte dell’umanità, in fondo, è prevedibile). Ma questa prevedibilità non mi rassicura, né mi consola: non potrei convivere mai con quella spaventosa rabbia, innescata dalla partita stessa; mi pare questa vicinanza sia già  più che sufficiente.

Qui nel condominio, il silenzio (cosa altrimenti rara) si materializza e diventa speciale quando deve giocare la Roma. I vicini si riuniscono in gruppetti; si invitano gli amici; l’attesa si taglia con il coltello. Meglio assecondare la maggioranza, non dico piazzandosi davanti alla partita di calcio, ma evitando perlomeno di sedersi davanti ad un pianoforte. In fondo si tratta di sole due ore; soltanto i morbosi (come il vicino di sotto) dedicheranno anche le ore successive all’ascolto di tutti i commenti, le moviole, i movioloni, i dibattiti e le sintesi.

Tra le eventualità più buffe, in un condominio, c’è senz’altro l’urlo isolato: quando qualcuno urla dal suo soggiorno, per una partita che sta seguendo soltanto lui, e dalla finestra aperta l’urlo raggiunge il cortile ed i giardini. Mi sveglio, o mi riprendo da un pensiero o da un’attività nella quale ero concentrata, pensando a che cosa mai sarà successo, e soltanto dopo aver ascoltato un po’ di silenzio, capisco che si trattava di un tifoso minore, di una partita minore, di una qualche categoria b o c.

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Ma quella rabbia che nei miei vicini di casa appare sintomo di qualcosa di malato, è bene che possa sfogarsi, quando è espressione di un’aggressività rimasta al chiuso per troppo tempo, raggelata, segregata: e che possa farlo non tanto nella tifoseria, ma nel gioco fisico, vero e proprio. In questo blog, che non posso che consigliare, si racconta anche di partite di calcio

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2 commenti leave one →
  1. 30 luglio 2016 07:24

    I vicini sono i veri marziani.

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