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A weird wire

12 febbraio 2019
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E mi chiedo, dove sei. Dove, dove? Non posso parlarti, né cercarti. Dove cercarti? Come parlare con te? Non vi è modo.

L’innamorato è il semiologo selvaggio allo stato puro! Passa il proprio tempo a leggere segni. Fa solo questo: segni di felicità, segni di infelicità. Sul viso dell’altro, nei suoi comportamenti. È veramente in preda ai segni. […]

Non so se davvero, quando torcevi quel panno, ero in una di quelle gocce d’acqua cadute via. Forse semplicemente stavi strizzando il tuo cervello, e l’acqua era la tua sofferenza. Ma poteva anche trattarsi di rabbia o disgusto, che scivolavano spremuti fuori dalla tua esistenza.

Dove sei, dove sei. Non ho mai potuto trovarti, né parlarti. Non funziona più, d’improvviso, quell’incredibile – weird – filo che ci ha consentito di comunicare a distanza. Ha smesso di funzionare, ed io sono qui a chiedermi perché, e dove sei.

L’amore non è cieco. Al contrario, ha una potenza di decifrazione incredibile, che dipende dall’elemento paranoico che è in ogni innamorato.

Alla fine, non so nemmeno se sei blindato, rinchiuso contro la tua volontà, oppure sei blind, cieco, ovvero hai scelto tu di lasciar andare. E’ una questione di non poco conto…

Un innamorato […] coniuga estremi di nevrosi e di psicosi: è un tormentato e un pazzo. Vede chiaramente, ma il risultato è spesso lo stesso che se fosse cieco. […]

Correvano immagini su quel filo, il tuo pensiero mi arrivava, ed io sapevo che cosa stavi facendo, lo tiravi ed io, ad un’ora giovane di un certo giorno, mi risvegliavo; e anche tu sapevi quello che io avevo pensato. Adesso non funziona più perché, ora ne sono certo, tu l’hai lasciato andare.

[…] Perché non sa dove né come fermare i segni. Decifra perfettamente, ma non sa fermarsi su una certa decifrazione. Viene ripreso in un circolo perpetuo, che niente viene mai a placare. […]


L’hai lasciato andare: la questione è risolta.

§


R. Barthes, Frammenti di un discorso amoroso

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